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Contarina Spa Da piccola realtà ad area provinciale Rifiuti Zero più grande d’Italia

Contarina Spa Da piccola realtà ad area provinciale Rifiuti Zero più grande d’Italia

“Non c’era più spazio, né futuro, per la discarica. L’alternativa era seguire un percorso ben diverso, volto al riciclo e alla progressiva diminuzione dei rifiuti stessi”, mi spiega Paolo Contò, direttore dei Consorzi Priula e Treviso Tre. Alla base di questa scelta stava, già all’epoca, un’idea ambientalista, condivisa all’unanimità da tutti i sindaci dei Comuni appartenenti ai Consorzi. Il concetto di sostenibilità, inteso anche come miglior modo di vivere, perdura tuttora nella provincia di Treviso. Negli ultimi 15 anni Contarina, braccio operativo dei Consorzi, ha creato un percorso di gestione integrata dei rifiuti e delle risorse, che ha reso quel territorio un’eccellenza italiana. In questo articolo cercheremo di capire perchè, visti già i notevoli risultati, i Consorzi Priula e Treviso Tre hanno deciso di aderire alla strategia Rifiuti Zero.

Le origini
Contarina S.p.A è una realtà che da oltre vent’anni opera in Provincia di Treviso e si occupa della gestione dei rifiuti nei 50 Comuni consorziati, in un territorio che ha una superficie totale di 1300 kmq e circa 554.000 abitanti, attraverso un sistema integrato che considera il rifiuto dalla produzione, alla raccolta, al trattamento e recupero, proponendosi di produrre un impatto positivo sia sull’ambiente che sulla vita dei cittadini. Nata nel 1989, dal 2006 la società è interamente pubblica, diretta e coordinata dai Consorzi Priula e Treviso Tre (TV3), ciascuno dei quali composto da 25 comuni. Il controllo pubblico garantisce la massima trasparenza e assicura una gestione di tutte le problematiche ambientali nel rispetto delle norme vigenti. Grazie all’acquisizione sul campo di uno specifico know how inerente la gestione dei rifiuti e altri servizi ambientali, l’azienda elabora soluzioni operative che contribuiscono a migliorare i servizi per i cittadini e le imprese. La società gestisce un impianto di trattamento del secco non riciclabile, che riceve il rifiuto secco da tutta la provincia, e un impianto di trattamento del rifiuto umido e vegetale.
Il Consorzio Priula è stato il primo ad introdurre, nei propri Comuni associati, la raccolta differenziata a tariffazione puntuale. Di questo mi hanno parlato Pamela Pizzolon, responsabile dell’area Innovazione Ricerca e Sviluppo (IRIS) di Contarina, e Paolo Contò, direttore del Consorzio Priula e TV3, membro del consiglio di amministrazione di Contarina nonchè uno degli ideatori della lungimirante gestione tramite raccolta differenziata a tariffa puntuale, introdotta fra il 2000 e il 2001.
“Eravamo un gruppo di amici”, dice Paolo, “un po’ incoscienti e visionari forse, e tutti lavoravamo per il Consorzio. Solitamente il miglioramento e l’innovazione di un servizio non dovrebbero essere conseguenza di una causa scatenante, ma in questo caso dovevamo prendere una decisione riguardo la gestione dei rifiuti, poiché si stava via via esaurendo lo spazio a disposizione della discarica allora in uso. Decidemmo quindi per una soluzione creativa ed innovativa per quegli anni: introdurre la raccolta differenziata porta a porta, collegata ad un sistema di tariffazione puntuale, con l’obiettivo di riciclare quanto più possibile, diminuendo al contempo la produzione di rifiuti. I 14 sindaci dei Comuni facenti parte all’epoca del Consorzio furono d’accordo all’unanimità. E l’avventura iniziò”.
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Paolo mi spiega che alla base della decisione presa stavano solide motivazioni ambientalistiche, oltre che una concreta previsione di un futuro ritorno economico.
La soluzione più semplice ed immediata poteva essere quella di costruire un inceneritore o un’altra discarica, ma da subito queste due ipotesi furono viste come semplici palliativi di breve durata e con un pesante impatto ambientale.
“Volevamo realizzare un processo che potesse funzionare a lungo” continua Paolo “ed abbiamo immaginato un sistema dove il rifiuto fosse nobilitato, al fine anche di garantire dei concreti benefici all’ambiente”. Senza saperlo, stavano costruendo una rete di comuni a Rifiuti Zero.

Il “caso Contarina”
Come già detto, il servizio ha da subito introdotto contemporaneamente la raccolta differenziata porta a porta e la tariffazione puntuale.
Uno dei passi fondamentali è stato informare e formare la cittadinanza su questo nuovo modello di differenziazione e raccolta porta a porta. Gli utenti, infatti, hanno vissuto un drastico cambiamento delle abitudini quotidiane.
“Il cambiamento è stato subito collegato ad una diminuzione dei costi per il servizio, cosa che ha visto risultati immediati e un’ampia partecipazione da parte della popolazione”, spiega Paolo.
Il Consorzio Priula – che si è progressivamente allargato a 25 comuni, compresa la città di Treviso – si è poi unito al Consorzio TV3, per un totale di 50 comuni.
Nel 2012 la percentuale di raccolta differenziata raggiunta è stata dell’83% su tutto il territorio servito. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie ad una forte sensibilizzazione degli utenti nei confronti della tutela ambientale e dello sviluppo sostenibile.
Ma questo non era abbastanza per i tecnici e per i dirigenti di Contarina e dei Consorzi.
“Siamo un’impresa e come tale abbiamo bisogno di continui stimoli e mete da raggiungere”, dice Paolo.
Così nel 2013, con l’intervento di Enzo Favoino, il Consorzio Priula e il Consorzio TV3 aderiscono a Rifiuti Zero, portando a 200 il numero totale di comunità aderenti in Italia a questa strategia.
“Abbiamo deciso di aderire a Rifiuti Zero, – afferma Pamela – “e assieme a ‘Zero Rifiuti’ abbiamo dichiarato anche ‘Spreco Zero’ e ‘Km Zero’”.
“Il tutto è stato votato all’unanimità politica, attraverso l’adozione nel 2013 della delibera definita ‘Triplo Zero’ – continua Paolo – a conferma della grande importanza e attenzione che si rivolgono a queste tematiche, condivise da tutti”.

Obiettivi e Risultati
La lungimiranza iniziale dei Consorzi è stata poi premiata dal benessere economico che è stato generato dall’introduzione della raccolta porta a porta a tariffa puntuale.
Al di là infatti delle spese sostenute dagli utenti, che si sono rivelate molto contenute rispetto alla media nazionale, le attività dei Consorzi – seguite nei primi anni da una decina di persone – hanno richiesto via via un notevole incremento di personale, fino ad arrivare attualmente a contare su circa 600 dipendenti Contarina.
Un’impresa, per definirsi sostenibile, necessita di una precisa sensibilità che abbia come obiettivo il miglioramento continuo. Contarina ha per questo da poco istituito l’area “Innovazione Ricerca e Sviluppo” (IRIS), cui Pamela è a capo, contraddistinta da uno spiccato spirito di innovazione tecnologica ed esperienza tecnica. In IRIS la ricerca tecnologica è approfondita per essere applicata principalmente a progettazioni interne e per terzi.
“Ci siamo occupati del piano provinciale per le città di La Spezia, Ferrara e Savona, e abbiamo collaborato anche con Ponte delle Alpi” mi spiega Pamela.
Ma al di là della progettazione, IRIS ricerca sempre nuovi modi per trattare il rifiuto residuo. “Più ci avviciniamo al 100% [di differenziata] più la sfida è grande.”, spiega Paolo, “Aumenta il bisogno di organizzare il lavoro, documentarsi, importare tecnologie da settori diversi. Facciamo un esempio: se da precisi studi e analisi risulta che una trebbiatrice può garantire un apporto significativo in quello che è il mondo della gestione dei rifiuti, noi la proponiamo. Non ci poniamo alcun limite, nonostante sia uno strumento agricolo e quindi, apparentemente, non inerente alla materia “rifiuti”.
La sfida di Contarina, e dei Consorzi, comprende un risvolto pratico: arrivare a “zero rifiuti”, “zero sprechi” e “zero chilometri”, partendo da una determinata filosofia: trasformare quell’idea comune che vede il rifiuto come un qualcosa di negativo, abietto, da nascondere.
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Nonostante la stessa Unione Europea abbia definito il cassonetto “miniera energetica dei nostri tempi”, in Italia si tende ad essere limitati da quello che Paolo definisce il “pensiero industriale”. “Anche per quanto riguarda i rifiuti”, mi spiega, “ci si deve avvicinare all’innovazione, proporsi delle sfide, come negli altri settori. La ricerca deve essere all’avanguardia, come per le ideazioni scientifiche. Le nuove aziende, soprattutto quelle tecnologiche, si pongono degli obiettivi incredibili! Pensa ai Google Glass: non è più semplice pensare di ottenere in 20 anni Rifiuti Zero, piuttosto che arrivare a condividere informazioni ed avere accesso a qualsiasi tipo di conoscenza in tutto il mondo? Perchè continuare a considerare utopiche le strategie diverse da quella dell’incenerimento o della messa in discarica? Io credo dipenda dal fatto che ancora oggi il rifiuto viene considerato come qualcosa di cui sbarazzarsi e non come una risorsa da cui è possibile originare nuovi prodotti”.
Come conclude Paolo, Contarina Spa e i Consorzi Priula e TV3 vogliono dimostrare che Rifiuti Zero è un modo intelligente di gestire i rifiuti, sia a livello industriale che civile, e non un’utopia da ambientalista.

I meccanismi di empowerment messi in atto durante tutto il percorso che ha permesso a questo territorio di divenire “virtuoso”, in termini di sostenibilità, sono diversi. In primo luogo, al contrario di quello che spesso accade, si è messo in moto un cammino di empowering politico delle amministrazioni, quindi della parte “up” dell’azione “bottom-up” di solito associata al movimento Rifiuti Zero. Auto-educandosi, gli amministratori e i tecnici sono riusciti a perseguire quella che può essere definita una vision, ossia un obiettivo raggiungibile sul lungo periodo e seguendo un determinato percorso intrapreso con costanza e probabilmente una buona dose di lungimiranza. Il secondo percorso di empowerment portato avanti, fondamentale per il raggiungimento della vision, appunto, è quello educativo-culturale. La popolazione è costantemente sensibilizzata, informata e formata non solo sulle concrete pratiche di differenziazione del rifiuto e di riciclaggio quotidiane, ma riguardo l’idea che sta dietro a queste: la “spazzatura” ha valore. La cultura del rifiuto come bene comune, che arricchisce la comunità, la rende pulita, sostenibile e più bella (in termini di decoro urbano), fa da sfondo a tutte le azioni civili e tecnico-amministrative della zona gestita da Contarina Spa. Il processo di empowering culturale-educativo può essere visto come in continua riformulazione: infatti, cercando di essere al passo con le scoperte e avanguardie tecnologiche e scientifiche sul tema, il “modello Contarina” sente una costante necessità di rinnovarsi in fatto di tecnologie e pratiche, riflettendo questo processo anche nel linguaggio e in certi elementi culturali quotidiani. L’attenzione che questo territorio da alla ricerca e alla necessità di approfondire temi – che va in senso contrario alla tentazione di adagiarsi e accontentarsi dei risultati positivi ottenuti – si rispecchia, infatti, nella creazione di IRIS prima menzionata.
Terzo ma non ultimo, l’empowerment economico: il “modello Contarina” funziona anche perchè ha portato un certo livello di ricchezza comune, data in gran parte anche dalla creazione di numerosi posti di lavoro nel settore della gestione dei rifiuti del territorio. Il sistema economico che si è creato, seppur locale, è reso solido dalla collaborazione di tutta la comunità.
Questi tre processi di empowerment, come si potrebbe intuire, sono strettamente legati fra loro, concorrendo nel rafforzamento del sistema virtuoso verso la sostenibilità che ha fatto si che questo territorio divenisse famoso come “caso Contarina”.

Un tecnico della Contarina Spa illustra l'organizzazione del servizio ad una delegazione internazionale, dicembre 2013

Un tecnico della Contarina Spa illustra l’organizzazione del servizio ad una delegazione internazionale, dicembre 2013


Concludendo, in un contesto in cui l’up e il bottom sono uniti da un percorso riconosciuto come comune e di supporto vicenduale, la promozione della sostenibilità, che prende ora il nome di strategia Rifiuti Zero, pare coincidere con quanto sia l’amministrazione che la cittadinanza si aspettano di ottenere. Il coinvolgimento attivo degli industriali e dei produttori in questo processo, ha sicuramente contribuito e agevolato a far emergere i risultati sin ora ottenuti, tanto che l’area gestita da Contarina Spa è divenuta meta di visite di delegazioni internazionali. .
In questo senso, il “caso Contarina” può essere inteso come risultato di una situazione in cui vi è dialogo costruttivo fra la leadership politica locale, la popolazione e la classe degli industriali/produttori, i così definiti “tre attori sociali di base”. Questi mettendo in gioco le proprie “responsabilità”, in un confronto continuo e reciproco, e sembrano costruire, in on going, una comunità verso la sostenibilità.