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Censimento nazionale sui centri di riuso e/o riparazione

Probabilmente non tutti, a parte le persone coinvolte nel progetto o direttamente interessate, siete a conoscenza di questa iniziativa, ideata da Danilo Boni e sviluppata poi con l’aiuto tecnico-informatico di Maurizio Bertinelli, altro attivista storico della Rete Rifiuti Zero, e con il supporto del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori e della rete di Zero Waste Italy.

La Direttiva 2008/98/CE stabilisce che l’obiettivo principale della politica ambientale in materia di rifiuti è ridurre al minimo le conseguenze negative della loro produzione e della loro gestione nonché di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti. Tale direttiva si fonda sulla “gerarchia dei rifiuti” che attribuisce priorità assoluta alla prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti e solo dopo al riutilizzo, al riciclo e al recupero, lasciando per ultimo, come opzione residuale, lo smaltimento. In Italia questa direttiva è stata recepita dal D.Lgs. 152/06 e s.m.i..

I centri del Riuso si collocano perfettamente nella parte di prevenzione e riduzione perché sono aree attrezzate per la consegna da parte dei conferitori di beni usati di cui intendono disfarsi e per il successivo prelievo dei beni stessi da parte degli utenti per il loro riutilizzo. Tra le loro finalità c’è poi anche quella di diffondere la cultura del riuso dei beni basata su principi di tutela ambientale e di solidarietà sociale, proponendosi, tra l’altro, come sistema concreto di aiuto ai cittadini meno abbienti.

In sintesi, i centri del riuso e/o riparazione consentono di prolungare la vita degli oggetti, e quindi ridurre la produzione dei rifiuti, intercettando i beni prima che entrino nel circuito della gestione dei rifiuti al fine di destinarli ad una “seconda vita”.

Ma quanti sono questi centri in Italia e come si sono strutturati? Da qui è nata l’idea di sviluppare insieme al Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori un censimento nazionale dei centri di riuso e/o riparazione. Per lo sviluppo del progetto abbiamo realizzato un questionario, lo abbiamo condiviso con i referenti della rete Zero Waste Italy con l’obiettivo primario di fare una mappatura delle realtà attive sul territorio nazionale.

Coordinandosi con gli uffici competenti a livello istituzionale (in primis quelli regionali se esistenti, ma anche quelli locali), e di altre reti nazionali come l’associazione Comuni Virtuosi, stiamo diffondendo il questionario e siamo sempre aperti ad accogliere altre possibili collaborazioni con reti o esperienze esistenti nel nostro paese.

L’obiettivo di questo censimento in primis è quello fare una fotografia delle realtà esistenti a livello nazionale, dare loro maggiore visibilità ed incentivarne la diffusione, per riuscire ad intercettare sempre più tutti quei beni e oggetti ancora in buono stato che spesso vanno a finire in piattaforma ecologica come rifiuti invece di essere riavviati in circolo per un loro riutilizzo.

L’importanza di questi centri si può analizzare da più punti vista:

  • da un punto di vista ambientale per l’utile contributo nel ridurre i rifiuti prodotti dalla comunità in cui sono inseriti, aiutando eventualmente il Comune ad aumentare la consapevolezza verso un approccio che ha come obiettivo quello di prevenire e quindi ridurre la produzione di rifiuti;

  • da un punto di vista sociale sono un’occasione per coinvolgere le fasce più deboli o emarginate, dando al progetto un importante contributo di tipo inclusivo. Molte ricerche fanno pensare che il periodo che stiamo vivendo comporterà un aumento del bacino di utenza sia da parte delle persone che ne potranno usufruire che di quelle che possono dare una mano;

  • ed infine da un punto di vista economico, i centri di riuso possono creare lavoro considerando le varie attività di recupero del materiale e la sua preparazione al riutilizzo. Si stima che si possa parlare di centinaia di migliaia di posti di lavoro, dato non banale di questi tempi.

Al momento come potete vedere dalla mappa sotto allegata e che si può aprire a questo link https://www.google.com/maps/d/u/2/edit?mid=1UnfrSQ205wV4frojhE73Q-oVj8-cR-FS&ll=40.902550869278556%2C12.679663549999995&z=5

hanno risposto al questionario 71 centri, oltre ai centri del riuso (comunali, intercomunali e non comunali) stiamo invitando anche le varie esperienze di centri di riparazione (Repair Cafè e Restarters vari) che dall’esempio di alcune esperienze internazionali (in Olanda dal 2009, e poi Uk, Belgio, Francia, etc etc) negli ultimi anni si è diffusa anche in Italia, e sono principalmente ma non esclusivamente legati ad attività di riparazione di materiale elettrico/elettronico, pc e piccoli elettrodomestici.

Il questionario è stato strutturato in modo tale da restituire una descrizione il più possibile esaustiva delle caratteristiche principali del Centro e permettere allo stesso tempo delle analisi statistiche e di confronto tra le diverse realtà.

Se vogliamo fare una breve analisi del censimento, considerando il fatto che si tratta di un lavoro sempre in continuo aggiornamento, ma al momento possiamo dire che:

  • vi è un equilibrio tra centri comunali e non (forse qualcosa in più al momento per quelli non comunali);

  • i dati confermano un forte legame tra ambiente e solidarietà, infatti la gestione di solito è affidata a cooperative, associazioni di volontariato

  • la maggior parte dei centri stima ricavi annuali inferiori ai 10 mila € però sono presenti alcune esperienze virtuose (normalmente sono anche le realtà più strutturate) che andrebbero studiate e possibilmente replicate o adattate in altri territori;

  • la motivazione ambientale (riduzione rifiuti, campagna contro l’usa e getta) è quella prevalente, ma molto spesso associata a valutazioni di impatto sociale come l’impiego di persone fragili o svantaggiate o la vendita per donazione a persone più bisognose;

  • la risposta dei cittadini riguardo ai centri ha riscosso giudizi sostanzialmente positivi, in alcuni casi registriamo risposte anche molto positive;

  • la maggior parte dei centri di riuso e/o riparazione si trovano lontano dalla piattaforma ecologica, anche se un buon numero (circa ⅓) si trovano accanto, questa sarebbe la soluzione ideale in modo da consentire in maniera più agevole alle persone di portare quello che si può recuperare prima al centro di riuso e/o riparazione e poi lasciare il resto in piattaforma;

  • interessante il dato che emerge riguardo alla nascita di questi centri, negli ultimi 7-8 anni c’è stato una crescita importante, di sicuro ciò è dipeso sia dalla spinta istituzionale di comuni e regioni ma anche dalla risposta dei cittadini e delle realtà associative sensibili a queste tematiche;

  • per quanto riguarda gli oggetti gestiti dai centri, parliamo di abiti, accessori per la casa, apparecchiature elettriche ed elettroniche, arredamento (mobili), biciclette, elettrodomestici, giochi e giocattoli, libri, con dei valori interessanti in termini di tonnellate di rifiuti evitati all’anno;

  • un fenomeno in crescita importante e quello delle attività di riparazione che vengono svolte nei centri di riuso o in luoghi o centri appositi e riguardano queste categorie di oggetti: computer, biciclette, elettrodomestici, componenti elettronici, sanitari, abbigliamento, mobili, articoli di produzione industriale o manufatti in generale….

Sui prossimi step del censimento l’idea è quella di creare un network riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, fare in modo che nascano dei nuovi centri e che si creino dei progetti in sinergia tra i vari centri esistenti sia a livello locale che nazionale o internazionale.

Complementari a queste riflessioni le richieste che sono state avanzate al Parlamento sul Recovery Plan e riguardo al decreto attuativo sulla “preparazione per il riutilizzo”. In particolare, mentre l’approvazione del decreto attuativo previsto dal dlgs 205 del 2010 (che sarebbe dovuto avvenire entro 6 mesi!) per definire le operazioni di “preparazione per il riutilizzo” è particolarmente importante per riparare e riusare anche prodotti e materiali conferiti nelle isole ecologiche per poterli sottrarre (una volta avvenute queste operazioni) dalla nozione di rifiuto. Questo intervento a costo zero e di natura meramente normativa da effettuare in sede governativa (nemmeno parlamentare) sarebbe particolarmente efficace se accompagnato da interventi di finanziamento previsti all’interno del Recovery plan favorendo lo sviluppo di piattaforme e di centri basati sulla riparazione e il riuso. Occorre ricordare in proposito, come emerge da una ricerca del Ministero dell’ambiente del 2013 in Italia operano oltre 80.000 addetti nel settore che potrebbero facilmente almeno raddoppiare con gli interventi di cui sopra, per un mercato da 3 miliardi di €.

Infine, è necessario che il Parlamento approvi una normativa sul modello di quella approvata in Svezia che riconosce sgravi fiscali dal 12,5% al 20% a chi ripara prodotti usati (dalle scarpe, agli elettrodomestici e ai mobili ecc), questo potrebbe essere un incentivo importante al movimento del riuso e delle riparazioni.

Consideriamo questo, non come un punto di arrivo, bensì un nuovo inizio o lancio ufficiale del progetto, speriamo che tanti altri si aggiungano e che il network possa trovare le occasioni per incontrarsi per valutare insieme i prossimi passi. É nostro obiettivo anche intercettare bandi per finanziare la creazione di un sito apposito del censimento e supportare la creazione di iniziative che prevedano la nascita di nuovi centri o di progettualità in sinergia tra i centri esistenti a livello nazionale ed internazionale.

Per informazioni sul censimento scrivere all’indirizzo: censimentocdr@gmail.com