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Il Comitato per il No al Raddoppio dell’inceneritore di Massafra. Per una corretta gestione dei rifiuti

Il Comitato per il No al Raddoppio dell’inceneritore di Massafra. Per una corretta gestione dei rifiuti

Con questo articolo intendo segnare un passaggio di soggetto: se sin ora abbiamo parlato di comitati in lotta, l’esperienza del comitato di Massafra ci conduce da una lotta ad una presa di conoscenza e volontà per una corretta gestione dei rifiuti, di cui le comunità della prossima sezione saranno protagoniste.

Massafra è un cittadina della provincia di Taranto, a dieci km dall’Ilva in linea d’aria. Immersa nel suggestivo Parco delle Gravine e costellata di uliveti e masserie, ospita l’inceneritore Appia Energy-Marcegaglia, impianto per il quale nel febbraio 2012 è stato proposto un progetto di raddoppio. Attualmente è l’unico inceneritore in funzione in Puglia.
Il certosino lavoro di informazione e di “lotta burocratica” degli attivisti di No Raddoppio dell’inceneritore – per una corretta gestione dei rifiuti a Massafra, semplici cittadini con volontà ed expertise professionali spendibili nella battaglia culturale in atto, si è dovuto scontrare con un difficile contesto socio-politico ed economico. Nonostante ciò, il comitato è riuscito a bloccare l’iter amministrativo e attualmente il procedimento è all’esame del Consiglio di Stato.
La promozione della strategia Rifiuti Zero ha dato le linee guida per continuare il progetto di valorizzazione e salvaguardia del territorio, anche da un punto di vista di patrimonializzazione economica e sociale di comunità.

Le origini
Questa non è stata la prima lotta contro l’inceneritore di Massafra. Come raccontano Savino, il chimico e farmacista del gruppo, e Giovanni – quello che sarà poi definito il “saggio”, da sempre attento alle tematiche ambientali –, protagonisti anche della prima esperienza di battaglia, vi era stata una mobilitazione popolare piuttosto grande e ben organizzata contro la costruzione del primo impianto. Nonostante la vittoria sembrasse cosa praticamente certa, il sindaco dell’epoca si dimise improvvisamente e gli avvicendamenti politici favorirono la costruzione dell’impianto.
Savino racconta poi come sia nata la battaglia attuale. Nel febbraio del 2012, Giovanni scopre il progetto di raddoppiare l’inceneritore della sua cittadina per caso, tramite la newsletter del movimento per l’Acqua Bene Comune. Insieme a Savino, con cui si occupa della Bottega del Commercio Equo e Solidale di Massafra, decidono di chiedere chiarimenti alla giunta comunale e alla Provincia, che non rispondono. Dopo un tentativo vano di coinvolgere la Consulta delle Associazioni Massafresi, i due decidono di convocare direttamente i referenti delle associazioni (culturali, di tutela dei consumatori, ambientaliste, sportive, di tutela socio-sanitaria e giuridica) nella sede della Bottega, che, come gli attivisti stessi la definiscono è “un luogo simbolo di promozione di pace, giustizia e salvaguardia del creato”. Si decide, con le poche associazioni che aderiscono, di attivare una petizione popolare da presentare in consiglio comunale, inserita nell’o.d.g. (ordine del giorno, ndr) dal consigliere di SEL Maurizio Baccaro – sensibile al problema inceneritore -. “Con il supporto delle 250 firme raccolte da noi, la mozione presentata da Maurizio ottenne infine un solo voto a favore. Il resto furono astenuti”, racconta Savino. Per assurdo, con nessun voto contrario, la mozione veniva approvata. Ma l’amministrazione, con giustificazioni burocratiche varie, continuò con il progetto di raddoppio. “Questo ci fece mobilitare”, continua, “e buttata dentro anche Lucia – la progettista -, iniziammo a ritrovarci nella Bottega del Mondo a studiare le carte”, cercando scappatoie legali e burocratiche. L’impianto accresce evidentemente le criticità ambientali di una terra definita, già nel 1998, ad alto rischio ambientale e confinante con il SIN (Sito di Interesse Nazionale) che comprende l’ILVA di Taranto .
Lucia, che crede nel concetto di “far rete” come valore e strumento primario di quella che sarà poi diventata una battaglia dal basso, si occupa del lato mediatico, cercando di ampliare il numero delgi aderenti al comitato. A poco a poco entrano Luigi, ingegnere industriale che – come lui stesso dice – “di inquinamento ne sa più che qualcosa”; Stefano, medico pneumologo che ha sentito il dovere di fare qualcosa come responsabilità anche legata al suo impegno professionale; Mariagrazia e Tonia, che insieme si occupavano già di un’associazione relativa al sociale e alla tossicodipendenza; Giovanna che, dichiaratasi contro il raddoppio e richiedendo un’azione immediata su questo fronte al partito in cui militava, ha trovato maggior supporto alle sue idee nel comitato No Raddoppio che non nel PD; Rosanna, studente di teologia, che ritrovatasi a dover convivere con un impianto già costruito ha deciso di impegnarsi perchè questo non venisse pure raddoppiato; Mara e Angelo, una giovane coppia che saputo cosa stava accadendo, hanno deciso di supportare l’azione del comitato.
Appare dall’esterno un dato evidente: la reticenza di molti cittadini ed enti nel contribuire a viso aperto alle azioni del comitato può trovare ragione nel particolare contesto socio-politico ed economico, influenzato evidentemente dagli attori imprenditoriali oggetto della vicenda.
Forse questo è stato uno dei motivi che ha portato il comitato per il No Raddoppio dell’inceneritore a trovarsi come “carbonari”, come dicono gli attivisti stessi ridendo, “forse solo le torte di Tonia ci facevano sentire meno tali!”, sorride Mariagrazia. Una delle spinte che ha portato molti di loro ad aderire nonostante il contesto, pare sia stata quella di dimostrare che la propria terra non è “persa”, ne ulteriormente sacrificabile. Come molto espressamente Luigi riassume, “non ci devono considerare come persone non interessate al proprio territorio, che non hanno cura di esso, ne sensibilità per la propria vita e salute”.
Sebbene molti degli attivisti abbiano un background nelle associazioni, l’organizzazione del comitato è totalmente trasversale. “È l’ideale”, dice Rosanna, “perchè ognuno può esprimere il proprio pensiero e insieme decidiamo poi cosa è meglio fare, le azioni da proporre ai cittadini e gli obiettivi da seguire”.

Manifestazione in centro con Rossano Ercolini - Massafra, marzo 2014

Manifestazione in centro con Rossano Ercolini – Massafra, marzo 2014


Come è successo anche altrove, la comunità di Massafra si è ritrovata il progetto del raddoppio pronto per essere attuato. Vista la quasi completa mancanza di informazione dell’amministrazione alla cittadinanza, gli attivisti di No Raddoppio hanno in primo luogo cercato di sopperire a questa mancanza. Luigi racconta che la prima azione promossa a seguito della sua adesione al comitato è stata quella di pubblicare con cadenza giornaliera informazioni relative agli effetti nocivi delle emissioni degli inceneritori tramite il gruppo Facebook del comitato, “al quale partecipano tutti i cittadini in maniera aperta e spontanea”, sottolineano gli attivisti.
Successivamente, il comitato aderì alla campagna di raccolta firme per la Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero. Come racconta Tonia “abbiamo pure iniziato un giorno prima della data prefissata dal coordinamento nazionale della Campagna (14 aprile 2013, ndr). Avevamo infatti organizzato una manifestazione importante alla quale avrebbero partecipato molte persone. E i rappresentanti regionali per la Campagna di raccolta firme ci diedero il consenso”.
Il comitato, se in un primo momento si era focalizzato sul “No Raddoppio”, decise di andare oltre questo primo passo, concentrandosi sui temi relativi alla “Corretta gestione dei rifiuti”. “Dopo aver consolidato questa presa di coscienza di opposizione a un progetto industriale inutile e dannoso”, spiega Mariagrazia, “ci siamo resi conto che eravamo maturi per scelte più propositive”. Come dirà poi Lucia, capirono che il modo migliore di combattere era proporre un’alternativa. “Ecco qui la ‘gestione corretta dei rifiuti’”, conclude Tonia, “che poi ci ha portato ad adottare Rifiuti Zero come strategia finale risolutiva”.
Nel 2006, Massafra ebbe una prima occasione di cambiare rotta nella gestione dei rifiuti: grazie al comitato “Più Riciclo meno Tasse”, Paul Connett venne invitato a presentare la strategia Rifiuti Zero, “tra l’entusiasmo di pochi e lo scetticismo di molti! E l’amministrazione rimase indifferente”, ricordano gli attivisti. Giovanna racconta di come il comitato No Raddoppio abbia poi riproposto alla cittadinanza la strategia “grazie alle energie e volontà di trovare nuove vie e contatti che ci aiutassero a rivitalizzare la lotta, trovammo il numero del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori”. Così, mentre Lucia scriveva a Rossano Ercolini via Facebook, Mariagrazia chiamava il Centro durante la pausa da lavoro. Da lì iniziò una collaborazione, che ha portato sia Ercolini che (di nuovo) Paul Connett – e porterà Enzo Favoino a gennaio prossimo – a Massafra, a parlare alla cittadinanza, alle scuole e all’amministrazione. Questo ha potuto dare un nome all’alternativa che il comitato voleva portare avanti, nonché gli strumenti teorici per poterla approfondire e spiegare alla popolazione, in un’azione di empowerment culturale e sociale.
“Abbiamo iniziato a partecipare come auditori a tutte le conferenze dei servizi”, dice Mariagrazia, “soprattutto grazie a Lucia, Giovanni e Savino che si sono resi disponibili in questa impresa, mentre l’intero gruppo si studiava le carte. È così che abbiamo capito dove e in che modo agire: entrando con i piedi nel meccanismo amministrativo e burocratico, riuscendo a ‘combatterli’ ad armi pari”. Nonostante il difficile contesto socio-politico, una “serie di sfortunati eventi” hanno però contribuito a cambiare le sorti di quella che pareva a molti una battaglia persa in partenza. Il Caso Ilva ha attirato molta attenzione – anche a livello nazionale – sul concetto di salute-inquinamento, mentre il cambio dell’assessore provinciale all’ambiente, unito ad un interessamento politico da parte di alcuni consiglieri comunali alla causa del comitato, ha fatto si che il progetto del raddoppio dell’inceneritore di Massafra divenisse un caso di lotta.
La città di Massafra sorge su un'altura costellata di grotte e insenature antichissime e di valore archeologico, chiamate "gravine"

La città di Massafra sorge su un’altura costellata di grotte e insenature antichissime e di valore archeologico, chiamate “gravine”


Come sottolineano gli attivisti, “se la vittoria verrà, non sarà per le ragioni che speravamo”. L’inceneritore sorge nel Parco delle Gravine, area tutelata: il raddoppio è bloccato al Consiglio di Stato per motivi legati alla interpretazione delle norme sulla tutela del paesaggio infatti, e non della salute – come potrebbe apparire più logico -.
L’expertise
Per tutto il periodo di attività il comitato ha messo in campo risorse volontarie e conoscenze individuali specifiche, che sono diventate patrimonio comune del comitato.
Quindi, se da una parte c’è la creazione di un certo tipo di expertise nata sul campo, dall’altra c’è il persistere e un continuo approfondimento di un’expertise professionale, messa però in gioco nell’attivismo della lotta: “nel comitato non c’è bisogno di un portavoce”, mi spiegano Mara e Angelo, “perchè dipendentemente dal contesto e dal bisogno c’è chi ha più competenza nel parlare a nome di tutti noi”. Come anche Giovanna sottolinea “abbiamo trovato all’interno del comitato delle competenze che hanno illuminato gli altri. Non siamo un gruppo di gente ‘comune’, nel senso che abbiamo delle professionalità ‘importanti’. Cioè: se lo dice il medico…se lo dice il chimico…se lo dice l’ingegnere, la gente ascolta più facilmente”. Come già riscontrato in altre comunità, l’avere all’interno del gruppo attivisti con professioni che sono di riferimento per la società può risultare utile, oltre che per gli strumenti teorici messi a disposizione, anche per sensibilizzare il resto della cittadinanza. In questo, uno degli interventi chiave pare sia quello di Stefano. “Come medico ho sentito la responsabilità di fare qualcosa di concreto.”, dice “Parlare e chiarire scientificamente cosa le diossine siano e comportino è il mio modo di contribuire”.
Come già accennato, dopo aver affrontato a lungo le questioni strettamente tecniche e legali legate al raddoppio dell’inceneritore, il comitato ha inteso aprirsi a nuove prospettive propositive, nell’ottica di favorire il ripensamento del modus vivendi attuale nel territorio. “L’aver adottato Rifiuti Zero come ulteriore impegno è quella che si può definire la giusta evoluzione del No Raddoppio dell’inceneritore, ma anche il punto di partenza per quel che riguarda ‘la corretta gestione dei rifiuti’”, dice Mariagrazia. Il comitato si è così impegnato su un progetto a lungo termine in direzione Rifiuti Zero. In termini di expertise, questo significa continuare ad approfondire i know how professionali e le conoscenze maturate sul campo durante la lotta, stavolta nella proposizione di un progetto che vedrà il territorio massafrese protagonista di attività basate sulle buone pratiche e i 10 Passi. Facendo parte del network Rifiuti Zero, le expertise di Massafra, unite all’esperienza contestuale che creano, potranno contribuire alla promozione della così definita conoscenza condivisa nel panorama Rifiuti Zero.
Alcuni membri del comitato al Primo Convegno Internazionale contro l'inceneimento dei rifiuti nei cementifici - Barletta, novembre 2014

Alcuni membri del comitato al Primo Convegno Internazionale contro l’inceneimento dei rifiuti nei cementifici – Barletta, novembre 2014


La situazione attuale
Sebbene l’adesione alla strategia Rifiuti Zero è per il momento ancora da formalizzare, Massafra, grazie alla collaborazione tra alcuni esponenti dell’amministrazione comunale e il comitato, sta attuando alcuni degli step base della strategia, nel tentativo di affamare l’inceneritore ancora esistente, “anche se non sarà facile”, dice Tonia, “visto che brucia i rifiuti di tutta la regione Puglia e ci sono testimoni oculari che hanno visto camion scaricare rifiuti probabilmente provenienti da tutta Italia”. A luglio è partita la differenziata porta a porta, basata su 5 flussi di rifiuti. Nonostante i notevoli miglioramenti (a novembre si è arrivati al 68% di raccolta differenziata), si sono verificati dei problemi con l’azienda appaltatrice Avvenire, poiché sprovvista di mezzi e personale in numero adeguati per poter coprire tutte le zone del comune secondo il calendario (a cui si sta cercando rimedio tramite una riformulazione del calendario e nell’aumento dei mezzi aziendali grazie alla Regione). Questo, unito alla fisiologica resistenza di alcuni cittadini nel cambiare abitudini, ha contribuito alla creazione di alcune discariche abusive in campagna, alcune delle quali “finte”: a quanto dicono gli attivisti, che sospettano un certo interesse politico nel boicottare il progetto della differenziata, alcuni assembramenti di sacchi neri sono risultati essere pieni semplicemente di giornali e cartastraccia. Ad ogni modo, in generale la popolazione già parzialmente educata sull’importanza del differenziare collabora, tanto che il conferimento in discarica da parte del comune si è dimezzato.
L’assessore alla gestione dei RSU si è impegnato nell’incontro pubblico che si è tenuto a Massafra con Rossano Ercolini, a perfezionare, nel giro di un paio di mesi, la modalità del compostaggio domestico, grazie anche al supporto di alcuni attivisti del comitato. L’approvazione del Regolamento sul compostaggio domestico, porterà un duplice vantaggio: da una parte l’amministrazione otterrà una consistente riduzione delle spese sostenute per il conferimento alla stazione di trattamento, dall’altro il cittadino potrà aver ridotta la TARI. Partirà così il progetto pilota “Compostaggio domestico”, promosso in una zona periferica di Massafra (Parco Guerra, l’area più vicina all’inceneritore) e che vedrà coinvolte circa 500 famiglie con già disponibilità di orti e giardini adatti per il progetto. Il Comitato Parco di Guerra insieme agli attivisti di No Raddoppio promuoveranno azioni di informazione/formazione ai protagonisti dell’impresa.
In questo senso, il comitato e l’assessore all’ambiente stanno cercando di muoversi verso l’applicazione della Tariffazione Puntuale relativa al rifiuto residuo, visti gli ingenti aumenti portati dalla TARI. Fra le sette nuove isole ecologiche progettate, in una sarà messo a disposizione il servizio di pesatura dei rifiuti differenziati per cittadini, ai quali sarà poi rilasciato un buono spendibile negli esercizi commerciali convenzionati. Gli attivisti sostengono che se le linee di tendenza della raccolta differenziata saranno confermate, il Comune potrà arrivare a risparmiare 250.000 euro, che saranno poi reinvestiti in servizi per la cittadinanza. Proprio in virtù di un monitoraggio su questi servizi, sarà poi costituito l’ Osservatorio sui rifiuti, inteso come strumento di verifica, di controllo e di stimolo.
Ma le azioni amministrative da sole non bastano: sebbene la popolazione sia in maggioranza partecipe ai cambiamenti proposti, vi sono ancora certi scogli dovuti al difficile contesto. L’imprenditoria dell’inceneritore, anche grazie allo Sblocca Italia, sembra che continuerà ad avere influenza economica da spendere sul territorio massafrese. “La nostra è una battaglia culturale”, dice Luigi, “non si è mai trattato solo di cambiare mentalità sui rifiuti e l’inceneritore, ma soprattutto di rompere un certo sistema socio-economico. Tramite la lotta all’inceneritore siamo contro un intero sistema: sensibilizzare e far partecipe la popolazione è un’importante componente in questa battaglia”.

Concludendo, gli attivisti di No Raddoppio sono riusciti ad incanalare le proprie energie in un NO forte ma non chiuso, usando quella determinatezza per andare a comprendere e vincere, giocando le regole dell’apparato amministrativo. Questo, senza mai perdere però i contatti con l’attivismo grassroot, in un iter di lotta basato sulla condivisione di expertise professionali incanalate in un’azione di agency animata da una forte passione civile. L’impegno di adesso è quello di spegnere l’impianto, riformulando parte dell’economia massafrese in attività volte alla valorizzazione delle risorse locali. Tuttavia, come tutte le comunità in lotta contro un impianto, la legge Sblocca Italia ha aggravato le difficoltà di agire in questi contesti: le comunità locali da sole hanno adesso meno potere. Che sia il momento di spostare la lotta su un piano translocale, creando uno sforzo unitario di ogni località verso un obiettivo comune – che non sarà più un singolo inceneritore, ma un sistema amministrativo nazionale -, coordinato dagli strumenti e al network Rifiuti Zero?