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Le origini di Rifiuti Zero. Le “Tre Stalingrado” – Firenze

Le origini di Rifiuti Zero. Le “Tre Stalingrado” – Firenze

La battaglia ad un’opera sgradita, soprattutto se altamente inquinante, è una costante che i movimenti dal basso, soprattutto quelli ambientalisti, supportano. In Italia, negli ultimi dieci anni abbiamo avuto decine di lotte in questo senso, che siano state a discariche, inceneritori o grandi opere nei trasporti. In particolare, tre di queste hanno destato attenzione, sia per l’entità delle azioni fatte dagli attivisti locali, dal loro numero, sia per la dimensione e la fama dei territori in questione. Infatti, definite le “Tre Stalingrado”, Firenze, Parma e Torino sono state le tre grandi città che per anni si sono opposte alla costruzione di un inceneritore nel loro territorio. Coordinandosi e supportandosi a vicenda tramite – inizialmente – la primissima rete nazionale No Inc (che comprendeva numerosi altri comitati per la lotta all’incenerimento – vedi articolo Capannori e Acerra) e, successivamente, la Rete Nazionale Rifiuti Zero, le Tre Stalingrado stanno tuttora lottando, delineando le proprie azioni in un agire locale-globale caratterizzato dalla messa in rete di ogni conoscenza ed informazione. Nell’attuale contesto italiano, dove lo stesso governo propone “soluzioni” dal nome evocativo come “Sblocca Italia” – che andrebbero ad incidere profondamente nel vissuto quotidiano cittadino e nell’ambiente del nostro Paese -, raccontare le storie di chi da molto tempo lotta per proporre alternative a certe prese di posizione amministrative, può risultare interessante.

La Piana fiorentina ha visto susseguirsi due lotte “No inceneritore”: una negli anni Settanta, per la chiusura dell’inceneritore di San Donnino (vinta); l’altra, iniziata negli anni Duemila, si è coordinata tra un’azione prettamente locale e l’agire in rete. Proprio a Firenze, infatti, si è costituita la prima Rete Nazionale “No Inc”. La lotta, che continua da oltre dieci anni per contrastare la costruzione dell’impianto a Casa Passerini, è stata portata avanti dal Coordinamento dei comitati della Piana, che racchiude in se tutte le realtà del fiorentino contrarie all’incenerimento come strategia di gestione dei rifiuti. Cercando un continuo confronto con le leadership politiche locali, il Coordinamento si è speso molto per informare la cittadinanza, potendo usufruire di certe expertize di alcuni attivisti in campo legale e medico.

Da San Donnino a Casa Passerini. Perchè l’inceneritore a Firenze?

Già negli anni Settanta, Claudio, un giovane avvocato, avviò una battaglia legale contro l’inceneritore di San Donnino. La lotta fu affiancata da diversi gruppi e comitati di cittadini volontari che si mobilitarono per la chiusura dell’impianto. Ben prima che ogni movimento o corrente ambientalista nascesse in Italia – Legambiente sarebbe nata negli anni Ottanta -, Claudio e gli altri volontari si documentarono sulla dannosità dell’impianto – ormai vecchio e costoso – vincendo, dopo anni, la lotta. Con la conclusione vittoriosa di questa battaglia ambientalista antelitteram, Claudio mise “i remi in barca” e si dedicò solo alla sua professione. Questo fino al 2000, anno in cui i giornali iniziarono a far circolare la notizia relativa al progetto di costruzione di un innovativo impianto nella zona di Casa Passerini, proprio affianco l’autostrada e letteralmente alle porte di una delle città più visitate e ricche di patrimonio artistico d’Europa.
coordinamento
Il perchè le amministrazioni – che siano comunali o provinciali – insistano nel valutare l’idea dell’incenerimento come unica soluzione per risolvere i problemi di “monnezza” a Firenze, secondo gli attivisti del Coordinamento dei comitati della Piana, va da ricondursi a delle prese di posizione storiche di partito. Il vecchio Partito Comunista, infatti, si era spesso dimostrato un baluardo dell’incenerimento, visto come innovazione tecnologica e portatore di benessere economico alla collettività. Tale percorso – e forse idee – è stato ripreso poi dal Partito Democratico fiorentino, decidendo di riproporre la costruzione di un impianto.

Il Coordinamento dei comitati della Piana

Nello stesso 2000, Claudio ed altri attivisti si ritrovano e danno vita al Coordinamento dei comitati della Piana, che convoglia in sé vari comitati per il No all’inceneritore presenti nella zona. Assemblee pubbliche per informare la popolazione, manifestazioni, azioni di volantinaggio e conferenze stampa sono state le azioni che il Coordinamento ha organizzato di più in questi anni, lavorando incessantemente anche sul piano legale ed informativo per quanto riguarda il lato medico, nonché nel cercare dialogo con le amministrazioni e le forze politiche del territorio. Sul piano politico, infatti, il Coordinamento si è dovuto sempre scontrare con le amministrazioni, che raramente hanno ceduto un passo rispetto alla prospettiva di costruire un inceneritore. “L’unica eccezione è stata con Campi di Bisenzio, la zona che verrebbe più colpita dalle emissioni dell’impianto”, dice Valeria, insegnante e attivista dai primi anni del 2000. “L’amministrazione comunale indisse un referendum pochi anni fa, in cui il No all’inceneritore e all’incenerimento come strumento di smaltimento dei rifiuti, vinse”. Ma con Matteo Renzi – prima come sindaco di Firenze, poi come premier – le cose sono precipitate nuovamente, tanto che molti sperano in un ribaltamento totale della politica.
Essendo un gruppo di stampo assembleare, il Coordinamento non ha un vero e proprio leader: tutti hanno potere di azione e di proposta, e tutti mettono in gioco le proprie competenze – expertise -. Molti indicano Claudio come il portavoce del coordinamento, essendo uno storico della lotta all’incenerimento.

L’importanza delle competenze individuali. L’expertise

Nonostante i ruoli non siano prestabiliti, dalle parole degli attivisti intervistati emerge chiara l’importanza delle conoscenze personali utilizzate nell’azione di lotta all’impianto. Gianluca, medico di ISDE e Medicina Democratica, attivista dal 2005, racconta di come, andato ad una serata del Coordinamento con ospite Paul Connett, rimase “fulminato”. “Fu lì che decisi di voler contribuire anche io, ed essendo medico non fu difficile trovare il modo”. Entrato nel Coordinamento, Gianluca iniziò a viaggiare, collaborando anche con altri comitati in Italia, parlando alla popolazione e spiegando loro cosa significa avere un inceneritore vicino, tenendosi in contatto con altri medici attivisti ed aggiornandosi costantemente. “È importante essere aggiornati, per poter ribattere ai tecnici e scienziati della ‘controparte’, che sembrano saperla sempre molto lunga. Per questo devo ringraziare la rete”, dice, “siamo sempre in contatto, siamo sempre informati. È anche il mio modo di supportare l’azione del Coordinamento e di Rifiuti Zero”.
Come mi fa notare Valeria, oltre all’importanza data dall’expertize di attivisti come Claudio e Gianluca, vi è anche il valore aggiunto dato dal fatto che sono personaggi pubblici. Sono conosciuti nella comunità e ricoprono in essa ruoli importanti – avvocato, medico -, che li rende figure autorevoli e affidabili nell’immaginario collettivo della popolazione. In ogni caso, Gianluca stesso mi fa notare che il Coordinamento non esisterebbe se non fosse per le competenze di ognuno di loro, “c’è chi scrive i comunicati stampa, chi è pratico e risolve le cose tecniche di organizzazione. Si è creata una certa amicizia fra noi, ci si trova anche volentieri”.

Conferenza stampa del Coordinamento alla Feltrinelli di Firenze, autunno 2013

Conferenza stampa del Coordinamento alla Feltrinelli di Firenze, autunno 2013


Le relazioni nazionali
Come gli stessi attivisti mi hanno fatto intendere, il Coordinamento è concentrato soprattutto su problematiche della Piana. Oltre a Gianluca che, in quanto medico, si sposta spesso per parlare ad assemblee e convegni, in generale, la maggior parte dei collegamenti avvengono tramite la figura di Rossano Ercolini, che, conosciuto Claudio durante la lotta all’inceneritore di Capannori negli anni Novanta, ha seguito poi la vicenda di Casa Passerini sin dall’inizio, mettendo il gruppo di Firenze in rete con le altre due “Stalingrado”.
Valeria mi spiega quanto secondo loro sia importante il radicamento sul territorio nella lotta, sottolineando così l’aspetto “locale”, nella relazione “locale-globale” di Rifiuti Zero. “Fondamentale per noi è essere attivi qui. Quando lavori su zone monto piccole si crea anche un rapporto quasi personale con la popolazione e l’amministrazione. Le cose a livello più ‘generale’ sono viste con più diffidenza o comunque ti sembrano lontane. È importante la capillarità sul territorio. Avere vicino le persone di riferimento”.


Perchè Rifiuti Zero?

“Rifiuti Zero è la soluzione ultima ai nostri problemi”, dice candidamente Claudio, “è l’alternativa che eliminerà il problema ‘rifiuti’ in maniera progressiva, ma definitiva”. Gli attivisti del Coordinamento sostengono che, con i dovuti aggiustamenti, la strategia è decisamente attuabile a Firenze. Visto il No all’inceneritore, avevano bisogno di un’alternativa da proporre. “E questa è l’alternativa con la A maiuscola”, continua Claudio.
Rifiuti Zero viene vista come una materia di ulteriore conflitto con la leadership politica locale, tradizionalmente a favore della costruzione dell’impianto. Ma per gli attivisti, la strategia è più che modo di chiudere l’impianto: viene vista come linea guida per la costruzione di una società civile basata sulla ridistribuzione della ricchezza e l’incremento di posti di lavoro. “I nostri politici non capiscono che questo porterebbe prestigio politico oltre che sociale a Firenze, che è bella e turistica e fa vergogna che sia così inquinata e sporca”, conclude Claudio.
La strategia Rifiuti Zero non è solo usata nella lotta all’impianto, ma – sotto certi aspetti – anche rielaborata in senso “olistico”. Gianluca, infatti, da molto tempo in contatto con discipline orientali che si occupano della cura interiore – oltre che corporale -, sta utilizzando la filosofia Rifiuti Zero nei suoi corsi di psicoterapia. Uscirà a breve la pubblicazione relativa, Edizioni Piagge.

Giardino interiore, compost di Rifiuti Zero

Partendo dal presupposto che Rifiuti Zero è una svolta culturale – e non parla solo di “spazzatura” -, Gianluca la presenta come un nuovo modo di vivere, più sobrio, in cui i rifiuti non vengono più chiamati tali, ma sono risorse, materie con un valore. “Questi concetti si allacciano bene ai percorsi di educazione interiore che faccio da anni”, mi spiega. Collegando elementi di meditazione orientali a tecniche di terapia cognitiva e comportamentale, il corso – a prezzi popolari, sottolinea il medico -, mira a far entrare in contatto l’individuo con i propri lati negativi, non considerandoli più “rifiuti”, cioè qualcosa da rigettare, bensì arrivando persino a nutrirli e utilizzarli in modo positivo. Prendendo quattro punti cardine del decalogo Rifiuti Zero, ossia Riduzione, Raccolta Differenziata, Riuso-Riciclo e Riprogettazione, Gianluca mi spiega brevemente: “Riduzione, ossia cercare di non sottoporsi ad eventi negativi; la Raccolta Differenziata si basa tutto sulla consapevolezza: se impari a stare nel presente puoi riuscire a cogliere tutti i movimenti della mente. Appena ti rendi conto che qualcosa non va, lo riporti nella parte giusta. Questa è la raccolta differenziata dei nostri sentimenti e pensieri; Riuso-Riciclo, ossia la trasformazione delle nostre parti negative in positive; Riprogettazione, ossia la vita non è solo materialismo quindi bisogna riprogettarsi, magari in una spiritualità laica, che si traduce in una concreta attenzione all’interiorità”. Tutto ciò verte in un allenamento alla consapevolezza dell’individuo di se stesso e della realtà che gli sta intorno, tema fondamentale del processo di empowerment. Infatti, se Rifiuti Zero generalmente crea un contesto adatto allo sviluppo di azioni di empowerment sociale della cittadinanza, qui, nella sua filosofia rielaborata in tecniche terapeutiche, porta all’empowerment individuale e psico-cognitivo.

L'impianto, alle porte della città, è costruito esattamente di fianco all'autostrada

L’impianto, alle porte della città, è costruito esattamente di fianco all’autostrada


La situazione attuale
Tornando alla questione inceneritore, attualmente la situazione non è delle più rosee. L’inceneritore infatti si sta costruendo, con un ridimensionamento del camino che, originariamente troppo alto, interferiva con le rotte aree per il decollo e l’atterraggio dei mezzi dell’aeroporto di Peretola.
Avendo amministrazione e media contro, il Coordinamento può però contare di avere informato ed educato la popolazione, che, nonostante la generale indifferenza – forse anche propria delle grandi città – , ha ritagliato una fetta di cittadinanza consapevole e attiva.