Valle Virtuosa. Lotta a “statuto speciale”

Valle Virtuosa nasce come strumento di politica dal basso. Gruppo di persone costituito in origine da amministratori locali e cittadini che chiedevano prima chiarimenti poi azioni propositive circa la costruzione di un pirogassificatore nella Valle d’Aosta, è divenuto poi associazione, creando un’unità di azione tra consiglieri e cittadini che ha portato alla realizzazione di un referendum propositivo – possibile in Val d’Aosta poiché a statuto speciale – che prevedesse l’attuazione di una gestione dei rifiuti regionale basata su alternative all’incenerimento. In seguito al totale disinteresse da parte del governo regionale nell’attuare quella che era divenuta una legge, Valle Virtuosa, indagando sulle possibilità di agire più capillarmente, inizia a portare Rifiuti Zero come strumento di lotta politica e strategia di miglioramento della vita. In questo articolo si racconta la storia dell’associazione e le azioni portate avanti in direzione Rifiuti Zero.
Le origini
Valle Virtuosa nasce da un’idea di cinque amici in pizzeria. Sauro – medico di base-, Bruno – consigliere comunale -, Roberto – imprenditore – , Sandro – ex consigliere regionale – e Andrea – storico regionale – decidono che è il momento di agire, di riunire tutti gli amministratori dei paesi coinvolti e farsi sentire dalla Regione per quanto riguarda la costruzione del pirogassificatore. Siamo nel 2009: il governo regionale Val d’Aosta aveva già provato a promuovere un progetto di costruzione di un “termovalorizzatore” – alias, inceneritore-, all’interno della discarica posta alle porte di Aosta. All’epoca nacque un comitato Rifiuti Zero, di cui Sandro faceva parte, che operò in collaborazione con Legambiente locale per l’eliminazione del progetto, poi bocciato dall’ARPA regionale, trovandolo “dannoso” vista la collocazione dell’impianto all’interno di una discarica. Venne così proposto, come alternativa innovativa, un pirogassificatore, reputato – in confronto ad un inceneritore – molto meno dannoso. Gli attivisti di Valle Virtuosa raccontano di come molti cittadini furono addirittura rilassati dal progetto, che non solo vantava la produzione di energia per riscaldare Aosta e dintorni, ma eliminava anche il problema dei rifiuti che stavano traboccando nella discarica. Ma non fu lo stesso per gli amministratori di quei paesi che erano interessati dalla costruzione dell’innovativo impianto. “Ci muovemmo velocemente, tanto che nel giro di poco tempo avevamo già una quarantina di consiglieri di minoranza a sottoscrivere un documento che chiedeva chiarimenti alla Regione, che ci ignorò”, racconta Sauro, che sarebbe divenuto consigliere comunale da lì a qualche tempo. “Decidemmo allora per un’azione più diretta e scientifica, ossia presentare una petizione popolare che chiedesse il confronto di due scenari: uno in cui il pirogassificatore veniva costruito, l’altro in cui si promuovevano alternative per la gestione dei rifiuti. Le analisi sarebbero state condotte da un team di scienziati e tecnici decisi sia dalla Regione che dall’appena costituito comitato Valle Virtuosa. Nonostante il successo della petizione, la Regione ancora non si mosse. Ma Valle Virtuosa era cresciuta ancora, e anche molti cittadini adesso ne facevano parte. “Iniziammo così a raccogliere firme per poter fare un referendum propositivo”, mi racconta Jeanne, l’attuale presidente di Valle Virtuosa. “Ci costituimmo associazione (2011) e iniziammo una campagna di sensibilizzazione a tappeto, che prevedeva la nostra presenza ovunque: sagre, feste popolari, consigli comunali, l’uscita delle scuole. Parlavamo con tutti, turisti compresi che, increduli, davano il loro supporto”.
Il contesto politico e sociale
Permettetemi una breve parentesi contestuale, necessaria per capire il contesto in cui Valle Virtuosa ha agito e ancora opera. Paolo, ex pilota aeronautico e attivista tout court, mi spiega come il sistema amministrativo di statuto speciale permetta certe incoerenze di ruolo, conferendo ad alcune cariche pubbliche un grande potere politico ed economico. Il prefetto (presidente della regione) può essere anche presidente della provincia (in quanto ce ne è una sola, Aosta): entrambe le due autorità decidono dove impiegare i fondi pubblici che, visto lo statuto speciale, vanno a finanziare molte attività. Questo fa si che tutte le professioni pubbliche legate all’amministrazione della Regione (medici dell’ospedale, amministratori e impiegati pubblici, insegnanti, ma anche allevatori e contadini e gli stessi ristoratori in certi casi) dipendono economicamente da questa. L’idea di entrare in conflitto e agire in direzione opposta alle politiche regionali è sempre stata per molti impensabile, almeno fino al referendum.
Il contesto d’azione di Valle Virtuosa è molto complesso, soprattutto per la riuscita di un referendum propositivo dove erano i cittadini a dover votare. “Capimmo sin dall’inizio che da soli non ce l’avremmo fatta”, spiega Sandro, “così cercammo collaborazione”. Venne costituito il Comitato per il Sì, composto da tutte quelle realtà politiche, partitiche, associazionistiche e sociali che erano d’accordo con la proposta di legge per una gestione dei rifiuti e dell’energia alternativa a quella attuale – che prevedeva il pirogassificatore -. Gli attivisti raccontano i 34 giorni prima delle votazioni come “di fuoco”: programmarono serate informative nella maggior parte dei comuni della regione (che in totale sono 74), con tanto di esperti internazionali – come Enzo Favoino, Paul Connett, Franco Bonesso – sulla questione rifiuti ed energia. “La proiezione di Sporchi da Morire mosse molti consensi, e determinante fu l’intervento di Stefano Montanari, l’esperto di nanopatologie che fece seguire un valido dibattito con la popolazione. Anche la serata di Grillo fatta in piazza ad Aosta due giorni prima della votazione ci aiutò molto in questo senso”, racconta Jeanne, “ma ciò che probabilmente ci ha fatti vincere è stata, suo malgrado, la maggioranza partitica della Regione”. Il presidente dell’Union Valdotaine – il partito indipendentista di maggioranza valdostano –, ad alcuni giorni dalla data del referendum, dichiarò che era un diritto dei cittadini non andare a votare. Questo mosse non solo gli ultimi cittadini rimasti indecisi, “ma anche molti elettori dei partiti di maggioranza”, racconta Jeanne, “che non seguirono le indicazioni di voto imposti dai politici, ribellandosi così alla campagna referendaria che richiamava il ‘diritto al non voto’ per poter controllare, comune per comune, chi fosse andato a votare disobbedendo agli ordini di partito”. “Superammo il quorum”, dice Manuela – amministratrice e attivista delegata alla comunicazione con altri gruppi per le sue doti di diplomazia -, “e vincemmo con il 94% dei consensi. Praticamente tutti avevano votato SI”.
Il progetto del pirogassificatore fu eliminato dal piano regionale, ma i passi fatti dalla Regione in quel senso sono ben pochi, commentano gli attivisti. Molte questioni legali sono seguite al referendum; inoltre, vista la situazione di disinteresse, la paura degli attivisti è legata ad una possibile volontà della Regione di voler condurre Aosta all’emergenza rifiuti, in modo da motivare una qualsiasi risoluzione del problema. Anche per questo Valle Virtuosa sta promuovendo attivamente Rifiuti Zero come soluzione al loro contesto.
La responsabilità che muove all’agire. L’agency e l’expertise
Molti degli attuali attivisti di Valle Virtuosa hanno iniziato la loro “carriera” durante la raccolta firme per presentare il referendum o nell’immediata campagna di informazione e sensibilizzazione alla popolazione venuta nei mesi precedenti alla votazione. Tutti parlano del senso di responsabilità che li ha portati ad agire. “Mi sono sempre lamentata molto delle politiche regionali, senza però mai fare niente di concreto. Ma essendo divenuta madre, non potevo non fare qualcosa contro il pirogassificatore”, dice Carola, l’attivista che per prima ha iniziato a curare l’immagine mediatica dell’associazione. Come mi è stato sottolineato più volte, Valle Virtuosa è attualmente un’associazione grassroot composta da cittadini, che per una serie di circostanze si è ritrovata ad essere in maggioranza di donne e mamme. Parlando con loro, come si vede dalle stesse parole di Carola, il costante impegno è dovuto ad un forte senso di responsabilità nei confronti della propria comunità e dei propri figli. “Può sembrare un contro senso”, dice Lorenza, attivista e avvocato dell’associazione, “perchè siamo state spesso lontane da casa non solo per lavoro, ma anche per star dietro alle questioni dell’associazione”, parlando con cognizione di causa visto il suo ruolo di avvocato dell’associazione. A volte, la responsabilità sentita come madre confluisce anche in quello di amministratore, come Manuela che, aderendo a Valle Virtuosa sin dall’inizio in quanto consigliere di minoranza del suo comune, ha motivato il suo impegno unendo le sue due più grandi responsabilità: verso la comunità e verso la sua famiglia. “Non lo potremmo fare senza i nostri compagni che ci supportano”, interviene Jeanne, “ma crediamo che quel che facciamo servirà per creare un futuro migliore”.
Sauro, uno dei primi fondatori di Valle Virtuosa, dice che ha sentito il bisogno di agire in quanto medico, “sei tu che poi guardi il paziente in faccia nel dirgli cosa ha”, dice, “sin dall’inizio l’idea di una combustione di rifiuti non mi è piaciuta e, approfondendo, ho capito cosa questo avrebbe comportato. Come medico non ho potuto far altro che cercare di fare qualcosa”. Essendo diventato poi consigliere del suo comune, ha poi unito la propria responsabilità civile, professionale e politica. Luca, il più giovane attivista dell’associazione, dice di essersi interessato non solo perchè “è la sua terra” ma perchè “quando sono andato alla prima riunione ho trovato tutto molto giusto. Una sola cosa non mi tornava: seduti a quel tavolo non c’era nessuno con meno di trentacinque anni”. Luca si è infatti adoperato ad avvicinare altri giovani. In questo tentativo ha coinvolto alcuni amici videomakers, che hanno realizzato un documentario sulla storia e gli obiettivi di Valle Virtuosa, “Non bruciamo il nostro futuro”, fondamentale durante le serate di informazione alla cittadinanza prima del referendum.
L’agency degli attivisti operanti in realtà grassroot è spesso motivata da un senso di responsabilità nei confronti del proprio territorio e della propria comunità. Questa molto spesso porta a mettere a disposizione la propria expertise (avvocati, medici, amministratori) per la lotta. Inoltre, il senso di responsabilità che porta ad agire è molto spesso la miccia che innesca il processo di creazione delle expertise “sul campo”, ossia, si impara a gestire situazioni e fare cose (know how) perchè servono al gruppo e alla battaglia condotta.
Le azioni principali
In seguito al referendum, che decretò la cancellazione del progetto del pirogassificatore, Valle Virtuosa si trovò a dover affrontare diverse questioni legali relative a ricorsi di varie società ed enti. Fra queste citiamo la più tristemente famosa, ossia il ricorso in via principale da parte dell’allora Presidente del Consiglio Mario Monti, nel quale dichiarava la legge del referendum incostituzionale. “Evento che fa pensare”, dice Lorenza che, insieme al collega Palmas, ha fatto le notti – e i numerosi viaggi al tribunale di Roma – per seguire tutti i ricorsi, vinti in maggior parte. Come mi raccontano gli attivisti, “purtroppo, nonostante Valle Virtuosa abbia tentato di difendere l’esito referendario anche davanti alla Suprema Corte, quest’ultima ne ha dichiarato l’illegittimità”. Rimarrà comunque nella storia come il primo referendum propositivo per il quale è stato raggiunto il quorum in Italia, senza dubbio un importante risultato di politica dal basso.
Facendo un passo in dietro – quando ancora si era in campagna referendaria -, per quanto riguarda l’impegno medico, Sauro racconta di come lui con altri medici della regione abbiano presentato un documento (riadattato da uno reperito tramite il sito di ISDE) all’Ordine dei Medici della Val d’Aosta circa la questione dell’incenerimento dei rifiuti: quello che ancora l’attivista non sapeva, era di come altri medici – “probabilmente vicini alla maggioranza politica”, mi dice – avessero creato un comitato chiamato Valle Responsabile e, a loro volta, presentato un documento in cui sostenevano come un pirogassificatore non fosse affatto dannoso per la salute. L’Ordine dei medici si risolse col pubblicare entrambe i documenti, presentandosi così come “terreno neutrale” al dibattito in corso.

Attivisti all’opera in una sagra a Rifiuti Zero, con raccolta differenziata – bidoni “fai-fa-te”, www.vallevirtuosa.it
Visto come la Regione non avesse momentaneamente intenzione di applicare la nuova legge relativa alla gestione dei rifiuti, delle risorse e dell’ambiente, Valle Virtuosa decise non solo di non arrendersi, ma di cercare supporto approfondendo metodi e tecniche già usate da altre comunità virtuose in questo campo: si avvicinarono così ancor di più alla strategia Rifiuti Zero, aderendo poi, con la loro ben radicata esperienza in materia, alla Campagna di raccolta firme per la LIP. Rifiuti Zero è stato così adottato come strumento di lotta per il miglioramento del proprio territorio, promuovendo, in azioni concrete, le buone pratiche della strategia: dal proporre feste popolari ad “impatto zero”, a sostenere la fondamentale importanza di una raccolta differenziata ottimale in un continuo dibattito con l’amministrazione regionale, l’organizzazione di serate e di incontri con esperti internazionali per la sensibilizzazione della popolazione – comunque già molto partecipativa vista la storia della valle -, introducendosi progressivamente nella rete nazionale.
La governance del territorio e il far rete
Valle Virtuosa, come gli stessi attivisti mi dicono, può essere letta come un’esperienza di democrazia diretta, composta da cittadini attivi e amministratori, consapevoli del proprio territorio e delle sue possibilità; consapevolezza che stanno contribuendo a “risvegliare” nel resto della popolazione in una costante promozione di azioni di empowerment socio-politico e culturale. Tramite il continuo dialogo/dibattito con la leadership politica, Valle Virtuosa sembra stia contribuendo ad una riformulazione della governance del territorio, in un’esperienza dal basso e basata su un’ideale collaborazione fra cittadinanza, amministrazione e gruppo degli industriali/produttori. Fatto che si propone di creare anche la stessa strategia Rifiuti Zero, nel tentativo di attuare una società sostenibile. L’azione mediatica portata avanti dall’associazione, unita al continuo ricercare realtà con le quali unire le forze, è andata a costituirsi in un’esperienza di networking piuttosto variegato. Come Paolo, uno dei promotori di questa idea, mi spiegherà, Valle Virtuosa è un’associazione in collegamento con Libera, “perchè senza la legalità non si va da nessuna parte. E’ fondamentale”. In questo senso l’operato dell’associazione in direzione Rifiuti Zero è assimilabile ad altre esperienze simili, inserendola in un’azione di promozione ambientale basata sul fatto che il miglioramento della vita, passa anche dalla relazione tra contesto ambientale locale e legalità. Infatti, come gli attivisti stessi dicono, la campagna referendaria e tutto il loro impegno sociale (e culturale), non ha assunto solo un significato importante riguardo la tutela della salute dei Valdostani, ma è diventata la lotta simbolo per il rispetto della legalità – dal momento che era di dominio pubblico il fatto che alcune società costruttrici del pirogassificatore avessero avuto problemi con la giustizia proprio in merito alla gestione dei rifiuti.
Inoltre, per affinità di intenti, ossia la riduzione del consumo così come inteso sin ora, e l’avvio ad un’alternativa sostenibile socialmente ed economicamente, Valle Virtuosa unisce nella sua esperienza territoriale Rifiuti Zero e il movimento e le idee della Decrescita Felice. Su queste basi, l’associazione si è poi messa in rete con i comitati propositori di Rifiuti Zero come i No Piro – che hanno sostenuto sia moralmente che praticamente, vedi articolo -, il Coordinamento di Torino e le altre realtà piemontesi in lotta contro un’opera sgradita.
Quando andai ad Aosta, senza saperlo arrivai in occasione del primo “compleanno” della vincita del referendum: nonostante non fosse ancora stato fatto alcun passo avanti in quella direzione, gli attivisti di Valla Virtuosa avevano deciso ugualmente di festeggiare, dichiarandola come un’attività facente parte della lotta che stanno portando avanti, “perchè le cose fatte in allegria e positività valgono più di mille striscioni”, mi disse qualcuno riferendosi alle parole sentite una volta da Paul Connett. Ad oggi l’associazione ancora dialoga costantemente con la maggioranza politica, anche tramite l’appoggio dei partiti di minoranza che sempre sono stati di supporto al lavoro di Valle Virtuosa, perchè si facciano passi in avanti non solo circa la legge referendaria, ma soprattutto verso Rifiuti Zero. Tuttavia quest’anno, l’amministrazione regionale ha fatto un primo passo in avanti: il 30 luglio, il Consiglio regionale ha emanato una delibera dove sono stati dettati gli indirizzi politici per la futura gestione dei rifiuti in Valle d’Aosta. In questa è stato sottolineato il fatto che saranno presi in considerazione solo i sistemi a freddo per il trattamento dei rifiuti e, nero su bianco, che la direzione da intraprendere è quella verso Rifiuti Zero. “Questo è il primo ma solo teorico risultato di 4 anni di lotta e di quasi 50 mila firme al referendum del 2012”, conclude Jeanne.